Ogni grande evento internazionale che richiama milioni di visitatori comporta, oltre ai benefici economici e culturali, anche una serie di dinamiche parallele spesso ignorate o sottovalutate. Tra queste, la prostituzione rappresenta una delle più evidenti, e Expo 2015 ne è stato un chiaro esempio. Con oltre 20 milioni di presenze attese, Milano fu interessata da un aumento vertiginoso dell’offerta di servizi sessuali, in particolare nel settore dell’escort a Milano e della prostituzione di strada.
Secondo le stime dell’epoca, oltre 15.000 nuove sex worker giunsero in città, tra professioniste autonome e vittime di tratta. Le zone limitrofe ai padiglioni espositivi, le vie centrali e gli hotel di alto livello furono tra i luoghi più coinvolti.
Cosa aspettarsi in futuro
Con eventi futuri già in calendario — tra cui spiccano le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, la Design Week, eventi fieristici come il Salone del Mobile, o concerti e festival internazionali — è lecito aspettarsi una replica del fenomeno. La formula è semplice: più afflusso turistico, più richiesta di servizi, compresi quelli sessuali.
Non si tratta solo di escort ben organizzate e indipendenti, ma anche — purtroppo — di nuove ondate di sfruttamento. Se non si interviene con strumenti adeguati, si rischia di rivivere dinamiche già viste: traffico di esseri umani, donne (e minori) costrette alla strada, racket stranieri che approfittano del momentaneo vuoto normativo e operativo.
Dalla tolleranza alla gestione consapevole
L’Italia continua ad avere un approccio ambiguo alla prostituzione: non è reato vendere sesso, ma lo è gestire, sfruttare o favorire l’attività altrui. Questo modello lascia ampi spazi grigi, soprattutto in occasione di eventi eccezionali dove la sorveglianza diventa difficile e la domanda si moltiplica.
Ecco perché molte voci — anche dal mondo accademico e giuridico — spingono per una regolamentazione ragionata, almeno temporanea o sperimentale durante i grandi eventi. L’obiettivo? Tutelare chi sceglie liberamente questa attività e proteggere chi ne è vittima.
Cosa dovrebbe fare Milano
Alla luce delle esperienze passate e delle sfide future, la città di Milano potrebbe agire su più fronti:
- Prevenzione e monitoraggio: attivare task force permanenti anti-tratta nei mesi che precedono i grandi eventi.
- Campagne di informazione rivolte ai turisti per scoraggiare la domanda illegale.
- Controlli su hotel, case vacanza e siti di annunci escort: molti incontri avvengono in strutture private o tramite canali digitali quali per esempio https://kinkra.com.
- Collaborazione con associazioni e ONG per individuare le vittime di sfruttamento e garantire loro protezione.
- Riflessione politica e normativa: Milano, come città guida, potrebbe farsi promotrice di una proposta sperimentale di legalizzazione controllata in zone delimitate e durante specifici eventi.
Conclusioni: imparare dal passato per governare il futuro
Expo 2015 ha dimostrato che la prostituzione aumenta in modo significativo durante eventi globali, portando con sé opportunità per alcune ma anche un alto rischio di sfruttamento. Ignorare questo fenomeno significa lasciare campo libero alla criminalità organizzata.
Milano ha ora l’occasione, e la responsabilità, di anticipare il problema, evitando che si ripeta in modo incontrollato durante i prossimi eventi. Serve un approccio più consapevole, pragmatico e umano. Perché se il turismo è pianificato con cura, lo deve essere anche ciò che il turismo inevitabilmente si porta dietro.